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    08/09/2024

Miseria e nobiltà d’Italia, i dialoghi di Sabino Cassese sullo stato della nazione

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Cultura7_casse_se.jpgAVELLINO – L'ultimo volume dell'amplissima e variegata produzione di Sabino Cassese, “Miseria e nobiltà d'Italia.” (Solferino,  2024), dispiega una sapida riflessione sulla condizione attuale della Repubblica in un originale saggio articolato in trentuno "dialoghi sullo stato della nazione"  (pubblicati sul Foglio dal 2021 al 2023).

Cassese muove dall'osservazione dell'Italia come nazione piena di contraddizioni, diseguaglianze e prismatici intrecci, caratterizzata da un'identità fragile e in continua transizione - in cui si succedono continuamente le crisi, anche strumenti di cambiamento -, nazione sempre divisa e preoccupata, in adorazione acritica della propria Costituzione, magnifica nei principi ma ancora inattuata in parti significative, con una classe politica debole (costituita più da politicians che da policy-makers), e quindi un Paese con molte facce "nobile e misero allo stesso tempo".

Significativamente il volume richiama il titolo della celebre commedia napoletana di Eduardo Scarpetta del 1887 - che ha costituito uno dei maggiori successi del teatro di Eduardo De Filippo - con la raffigurazione delle paradossali contraddizioni tra aspetti di miseria e nobiltà della vita sociale, che in questo caso l'autore declina con riferimento al sistema politico-costituzionale del nostro Paese.

Emerge, innanzitutto, l'analisi critica della politica italiana affetta da short-termism, cioè focalizzata solo sull'azione del breve periodo e priva di ispirazione progettuale e visionaria - oltre che delle necessarie competenze - che si limita ad inseguire la mutevolezza dei sondaggi più che a proporre linee programmatiche di respiro. La odierna “politica politicante” esprime scarsa capacità di offerta costruttiva, facendo lievitare l’astensionismo elettorale con un basso livello di partecipazione politica attiva - a fronte della ben maggiore partecipazione sociale, che si manifesta invece nei gruppi e corpi intermedi - e la "leaderizzazione" e personalizzazione dei partiti, sempre più deboli sul piano associativo ma sempre determinanti nei processi decisionali.

L’originalità di questo saggio è innanzitutto nel metodo del dialogo  a due o più voci (naturalmente dello stesso autore) tra personaggi immaginari, seguendo una efficace forma espositiva in cui si riconosce l'impostazione  e lo spirito critico dello scrittore. Essa è fondata sull'analisi comparata delle diverse opinioni, sul confronto in chiave euristica tra il pluralismo delle posizioni contrastanti, sul contraddittorio come strumento per comprendere una realtà di per sé complessa e contraddittoria, sul ragionamento argomentativo più che sulla mera asserzione apodittica, richiamando in sostanza lo schema tripartito della dialettica hegeliana (tesi- antitesi-sintesi) per poter addivenire ad una conclusione oggettiva e soddisfacente. I vari temi si rincorrono e si connettono variamente ma quella di Cassese costituisce innanzitutto un’essenziale indicazione di metodo, tanto elementare quanto largamente disattesa nell' attuale dibattito pubblico.

Il giurista irpino evidenzia le tare strutturali dello Stato italiano – emergenti sin dalla sua ritardata costituzione storica – con le caratteristiche di "continuismo" delle strutture in quasi tutta la sua successiva evoluzione, le insufficienze dell'attuale politica “gladiatoria” dei partiti a cui si contrappone la vivacità della società civile, la inadeguata qualità dei parlamentari e della produzione legislativa, le asimmetrie del sistema istituzionale e dell' amministrazione disaggregata, la fragilità e breve durata dei governi, con conseguente difficoltà di programmare, e la distanza tra gli annunci e le effettive realizzazioni della politica.

Impressionano - come in tutte le pubblicazioni dello stesso autore - la ricchezza ed articolazione di dati con cui le tesi sono analiticamente documentate, la ampia rappresentazione di numeri e percentuali a supporto delle stesse analisi, l’importanza e la frequenza dell’elemento statistico posto a base della ricostruzione concettuale ed interpretativa delle varie problematiche. Ed anche in questo proviene dal maestro Cassese un'essenziale lezione di metodo, tanto chiara quanto generalmente trascurata nella dialettica politica.

L'intellettuale atripaldese osserva i connotati socio-istituzionali dell'Italia in transizione del periodo recente, dalle anomalie della crisi del governo Draghi alla riduzione del numero dei parlamentari deliberata nel 2020, la attuale fluidità dell'elettorato e l’irrazionalità del suo comportamento, la frequente discontinuità delle formule elettorali “ballerine” sino alle attuali e controverse prospettive di cambiamento dell’assetto istituzionale tra ipotesi di premierato e presidenzialismo ai fini delle stabilizzazioni delle governabilità.

Cassese censura la "politicizzazione endogena" del sistema giudiziario italiano soprattutto requirente, con una magistratura che esercita impropriamente un crescente ruolo politico, corrispondente per di più ad un decrescente esercizio della funzione giudiziaria, con il risultato di una giustizia inefficiente e lenta (che, così, non è più giustizia). Il Consiglio superiore della magistratura da organo di garanzia dell’indipendenza si è trasformato impropriamente in organo di autogoverno; il ministero della Giustizia - pur facendo parte dell’esecutivo - è amministrato per lo più da magistrati, che vi esercitano le principali funzioni burocratiche; le procure della Repubblica talvolta si intestano il potere di naming and shaming e di guardiane della pubblica moralità.

Colpisce la straordinaria dovizia di citazioni e riferimenti bibliografici a tutto campo - di letteratura italiana e straniera e nei più vari settori disciplinari-, che intriga e stimola il narratario offrendogli i più svariati spunti di riflessione e ricerca.

Uno snodo significativo è la sottolineatura del "patriottismo costituzionale acritico" degli italiani, che giustamente magnificano la Costituzione come altissimo e fondativo riferimento valoriale, prima ancora che giuridico (soprattutto per la parte dei principi). Ma tuttavia si dimentica che - dopo ormai 76 anni - molte sue norme sono neglette e persino dimenticate: come ad esempio, quelle relative ai consigli di gestione, alle comunità di lavoratori e utenti, il diritto e corrispondente dovere del lavoro, la promozione ai massimi livelli dei capaci e meritevoli, la registrazione dei sindacati ed il loro ordinamento interno a base democratica, ecc.

L’elaborazione di Cassese è caratterizzata dalla sapiente pratica del metodo interdisciplinare e del dialogo plurisettoriale tra i diversi ambiti di indagine. Egli - tra i massimi esperti di diritto pubblico ed amministrativo-coniuga ed intreccia le basi giuspubblicistiche con elementi di storiografia, analisi politologica, scienze economiche e sociali, statistica, rendendo le sue riflessioni di interesse multiforme.

Anzi lo stesso Cassese - in un suo interessante libro del 2021 sugli "Intellettuali"-  teorizza che oggi "le competenze sono concatenate, non restano in un recinto" e "conduce a conclusioni ridicole l’idea che l’economista studi con metodo economico, il giurista con metodo giuridico, il sociologo con metodo sociologico, perché non vi sono divisioni metodologiche rigide". I dialoghi affrontano il tema della svolta politico-elettorale del 2022, dopo quella del 1994 - quando cominciò la cosiddetta "seconda Repubblica" - e del 2018, con l'affermazione dei Cinque Stelle ed il governo giallo-verde, e tratteggia le contraddittorie ambivalenze della prismatica Italia di oggi  a valle della pandemia e di fronte a nuovi bellicosi scenari internazionali.

Nei conversari l’autore tratta, tra l'altro, il tema attualissimo della configurazione della presidenza della Repubblica e quindi del ruolo del capo dello Stato – con l’analisi del dilemma tradizionale (re travicello oppure magistrato di persuasione?) – riferendosi alle varie esperienze finora vissute, dal 1948 ad oggi, ed alle attuali e controverse prospettive di riforma in senso presidenzialista o semi-presidenzialista, di cancellierato e sfiducia costruttiva, in uno alla dibattuta questione dell’ autonomia regionale differenziata.

Caratteristica di Cassese è il taglio comparatista e l’impostazione cosmopolita, il riferimento ai fattori internazionali e sovranazionali, ai fenomeni globali ed ultrastatali, la ricorrente considerazione dell'importanza dei regimi regolatori transnazionali e del "vincolo esterno" condizionante  le politiche e gli ordinamenti nazionali, il valore della analisi comparata "perché la comparazione favorisce la comprensione", l’attenzione rivolta a ciò che si svolge dietro le quinte non meno a quanto avviene sul palcoscenico.

Ulteriori riflessioni sono dedicate, sempre in forma colloquiale, al delicato nodo della democrazia in pericolo, della configurazione dei diritti con i connessi doveri e responsabilità, del sottogoverno e burocrazia - con un'analisi comparatistica delle élite in Italia e in Francia - sino alle incerte prospettive dell’Unione europea e della globalizzazione, con il paragrafo finale dedicato al tramonto dell'Occidente che tuttavia profila una conclusione non necessariamente pessimistica.

La lettura pone sempre nuovi stimoli ed interrogativi, la costruzione si presenta lucida e multilivello, l’analisi senza sconti e pregiudizi, concettualmente intensa nella narrazione dei vizi e delle fragilità - restituendo una rappresentazione dell’Italia disincantata ed indicativa - ma, tuttavia, non mancano la puntuale sottolineatura di pregi e potenzialità e, soprattutto, molteplici spunti di motivato ottimismo.

Sabino Cassese appartiene alla migliore e più qualificata pattuglia dei "grandi irpini"- riconosciuta ma non sempre ascoltata e seguita - un maître à penser non solo nel campo del diritto pubblico ma della cultura  impegnata, da cui la nostra comunità provinciale dovrebbe trarre ispirazione in termini di dibattito pubblico, oggi purtroppo così asfittico e povero di riferimenti e contenuti.

 

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